mercoledì 22 giugno 2016

Quando ruggisce la NOTTE

Il romanzo si svolge attraverso salti temporali, in cui restano coinvolti i due protagonisti. Le drammatiche vicende, che essi vivono in tre diverse epoche - l'età dei Flavi prima in Germania e poi ad Ercolano, due millenni dopo a Napoli e nuovamente ad Ercolano, il III secolo d. C. a Roma -, sono legate da un filo logico che ne garantisce l'unitarietà. Si tratta di un antico manoscritto, che minaccia all'umanità una terribile punizione, voluta da una malvagia potenza oscura, causa e, insieme, effetto di un'assoluta realtà negativa. I due protagonisti, vittime dello spietato ingranaggio, s'impegnano a smascherare il tenebroso nemico, per affermare le ragioni della vita su quelle della morte fino all'enigmatica conclusione della storia, che resta aperta a diverse possibili interpretazioni dei lettori.

 

Titolo: Quando ruggisce la notte

Autore: Marcello Parsi

Casa editrice: Youcanprint (giugno 2016)

Pagine: 156

Prezzo: € 13,00

ISBN: 9788892613232 

 

martedì 19 aprile 2016

Il titolo di questo saggio letterario è desunto dai versi 45 – 46 della seconda satira di Giovenale. Infatti tutto il libro è stato costruito intorno alla traduzione e al commento analitico di quel componimento del grande satirico di Aquino. La scelta del brano non è stata casuale, ma ha risposto al desiderio dell'autore di allargare e nobilitare il discorso sull'omosessualità e sull'omofobia mediante il ricorso all'autorevole testimonianza di un “classico”. Tra i tanti spunti, ora ferocemente critici, ora tendenti al comico – ma un comico amaro, che sfiora il grottesco –, è innegabile che quello più polemico sia quello di Laronia, la cortigiana di facili costumi, ma dalla mente acuta, che difende le donne dalle accuse rivolte loro dai “molles” e a sua volta contrattacca mettendoli alla berlina. Giovenale a chi lo legge con attenzione può apparire un precursore dei nostri tempi, perché in tutte le Satire tratta temi di grande attualità come il ruolo della donna, l'omosessualità, l'immigrazione, la funzione della cultura e lo scarso apprezzamento riservato dal potere agli intellettuali indipendenti. O, forse, alcuni problemi sono caratteristici di tutte le società, una volta che siano arrivate a un certo grado di complessità, a prescindere dalla loro collocazione nell'arco della storia. Comunque sia, Giovenale sembra nostro contemporaneo anche in virtù di molte felici sentenze divenute proverbiali e che, proprio perciò, seguitiamo a citare ogni giorno, anche a sproposito, pur ignorandone a volte l'autore, come è il caso di: “mens sana in corpore sano”. In conclusione, dati i tempi perversi in cui è vissuto, e considerando la sua perizia nel maneggiare la penna, comprendiamo bene che per il suo sdegno "difficile est saturam non scribere".


 


sabato 12 dicembre 2015





Ma li difende il numero

 

Buongiorno, dottor Parsi. Questo, se non sbaglio, è il suo terzo libro dedicato a Giovenale. Sul secondo, però, non ho avuto modo di svolgere la consueta intervista... Ne sono molto dispiaciuta, ma cercherò di rimediare con questa. 

 

E' proprio così, non si sbaglia: su questo grande poeta satirico latino ho composto una trilogia. Il primo libro, come senz'altro ricorderà, era un romanzo, in cui cercavo di ricostruire le vicende della sua vita – alcune ufficialmente ignote o controverse – integrate da una buona dose della mia fantasia, con esiti che io ritengo, in ogni caso, congruenti e verosimili. Il secondo e il terzo – ossia questo – sono dei saggi letterari, in cui dibatto e mi sforzo di risolvere alcuni problemi esegetici riguardanti aspetti poetici e ideologici.


Per prima cosa mi tolga una curiosità: perché un interesse così spiccato per uno scrittore latino vissuto, più o meno, mille e novecento anni fa?

Per tre motivi. Innanzi tutto perché è di un'attualità sconcertante: si può essere d'accordo o in disaccordo con le tesi da lui sostenute, ma è innegabile che la polemica contro le donne (specialmente quelle di alta condizione sociale), la critica dell'omosessualità e il rifiuto dei flussi migratori che riempivano Roma di una folla di accattoni e di loschi figuri Greci, africani ed orientali costituiscono dei temi che, in un modo o nell'altro, sono anche oggi all'ordine del giorno. Poi, perché le sue idee sono controcorrente e a me sono sempre piaciute le persone che non vogliono farsi omologare e diventare succubi di un'ideologia dominante, che tenda a proporsi come pensiero unico. Infine, per la sua completa padronanza dello stile espressivo, molto concettoso, di cui è una testimonianza inconfutabile il grande numero dei suoi versi, che sono entrati nell'uso comune come sentenze proverbiali.

Può spiegare ai lettori quali finalità voleva raggiungere componendo questo saggio?

Arrivare a formulare una conclusione chiara su un problema intorno al quale è stato sollevato un gran polverone, cioè la presunta e da molti conclamata omofobia di Giovenale, tenendo comunque sempre presente il sacrosanto concetto che ogni scrittore va giudicato sulla base dei parametri ideali, delle convinzioni e dei valori morali esistenti nel luogo e nel periodo in cui è vissuto: nella Roma di allora il concetto di omofobia era assolutamente inconcepibile.

 Ma... nella Roma di oggi?

Il mio libro contiene la risposta esauriente alla sua domanda: no, a mio parere non era per niente omofobo. Nella seconda satira, che io presento integralmente nella mia traduzione italiana, il poeta di Aquino critica ferocemente gli omosessuali passivi, che si atteggiano – in base a quale principio? – a severi censori dell'immoralità altrui, sia che si tratti di loro colleghi omosessuali, sia che si tratti di donne di facili costumi. Invece si mostra comprensivo nei riguardi degli altri, quelli che, più sinceri ed autentici, non vogliono camuffare la loro condizione ma si mostrano apertamente come sono: verso di loro ha degli accenti di pietà, riconoscendo che la responsabilità delle loro tendenze ricade sulla natura.

 E di quelli... attivi? Non ne parla?

Per quanto concerne gli omosessuali attivi, essi non sono trattati nella seconda satira, su cui mi concentro in questo libro, ma nella nona, l'unica scritta sotto forma di dialogo. Non so se si ricorda: il protagonista è il turpe Nevolo, che esplica la sua virilità nei confronti del suo cliente – un omosessuale passivo – e della sua gentile consorte, che suo marito, ovviamente, non è in grado di soddisfare. Beh certo, l'autore usa un tono gelido e distaccato, come se volesse far capire a noi lettori che sta prendendo le distanze da quel personaggio, però non escludo che si possa leggere tra le righe una dose – minima quanto si vuole, ma reale – di comprensione per le accuse che quello rivolge all'ingratitudine del suo “datore di lavoro”.

 

Nel suo saggio si parla solo di questo argomento?


No: confuto la calunnia di una presunta omosessualità dello scrittore – è stato insinuato anche questo – e spiego l'ambigua allusione fatta da Marziale in un epigramma indirizzato all'amico Giovenale. Infine dedico l'ultimo capitolo a controbattere le critiche che gli ha rivolto un filosofo del calibro di Benedetto Croce.


Bene. Adesso non mi resta che leggerlo. Grazie della sua cortesia e... alla prossima.

venerdì 27 novembre 2015


 

Ma li difende il numero



Il libro contiene il testo completo e l’analisi della seconda satira di Giovenale, che in essa biasima l’omosessualità maschile – con accenti ora aspri ora ironici – servendosi di una donna come sua portavoce: proprio lui, considerato – a torto o a ragione? – un irriducibile misogino. Attraverso la presentazione di numerosi brani, estratti da altre satire, viene ricostruita la coscienza offesa del poeta e il mondo di valori che egli contrappone, talora con amarezza, più spesso con ira, allo spettacolo squallido e avvilente di una Roma irrimediabilmente corrotta.

Titolo: Ma li difende il numero
Autore: Marcello Parsi
Casa editrice: Youcanprint
Data di edizione: novembre 2015
Pagine: 84
ISBN: 978-88-93214-71-1
Prezzo: € 10

Di questo libro esiste anche la versione ebook (prezzo: € 3, 49).   

mercoledì 27 maggio 2015

 Quindi l'ira e le lacrime



L’autore di questo libro ripercorre la carriera poetica e alcune vicende biografiche di Decimo Giunio Giovenale, l’ultimo illustre esponente della satira latina, discutendo una nuova e motivata interpretazione della fase conclusiva della sua attività letteraria. Attraverso la lettura ragionata dei passi più significativi viene presentata un’articolata rivisitazione delle sue tematiche e degli esiti poetici ad esse conseguenti. Al di là di alcune considerazioni più approfondite, rivolte agli specialisti della materia, l’opera può essere apprezzata da chiunque sia interessato alla conoscenza diretta del mondo ideale e sentimentale della civiltà latina.
Due sono le tesi che stanno a cuore all'autore e che egli si sforza di dimostrare attraverso le numerose citazioni e analisi di molteplici passi giovenaliani: la concreta possibilità che il poeta aquinate sia stato mandato in esilio per ben due volte - in entrambi i casi con il pretesto di un incarico militare - e la scarsa forza persuasiva delle argomentazioni di quasi tutti i critici, che pretendono di vedere nel cosiddetto "riso democriteo" l'ultima fase della sua produzione letteraria.
A prescindere dall'accettazione o dal rifiuto delle idee sostenute dall'autore, la presente opera resta un'appassionata introduzione alla conoscenza diretta e integrale dell'ultimo grande satirico latino.

Autore: Marcello Parsi 
Titolo: Quindi l'ira e le lacrime
Casa editrice: Youcanprint
Data di stampa: maggio 2015
ISBN: 978-88-66180-83-8
Pagine: 84
Prezzo: € 9,00 

martedì 28 gennaio 2014



L'ombra dell'orizzonte

 
 
A circa sei mesi di distanza da "La città del destino" nel mese di giugno 2009 ho pubblicato "L'ombra dell'orizzonte", che unito ad esso costituisce in pratica un solo romanzo, in quanto le due storie risultano strettamente collegate in un rapporto non solo di completamento reciproco, ma di vera e propria circolarità. Che cosa significa? Intendo dire che il secondo svolge e conclude la trama del primo - come è giusto che sia - ma a sua volta nel finale ripropone le righe iniziali de "La città del destino", e si configura, paradossalmente, come suo ideale antefatto, dando inizio concretamente all'impostazione di un tema filosofico, che avrà tanto risalto nella mia seguente produzione letteraria, pur presentandosi in entrambi i cicli con tante sfaccettature diverse. Alludo alla teoria della circolarità del tempo, già sostenuta da Empedocle e dagli Stoici, o - se preferiamo - a quella dell'eterno ritorno dell'uguale, resa famosa da Friedrich Nietzsche. Ma è giunto il momento di esporne la trama, desunta anche in questo caso dalla quarta pagina di copertina.
In questo secondo episodio della Saga di Ablasor tornano i due protagonisti del romanzo "La città del destino". L'azione si sposta però in Argentina, dove, nello scenario di paesaggi suggestivi e pittoreschi i due, finalmente sposi, cominciano la scalata al titolo di campione mondiale di scacchi. Sarà la ragazza a qualificarsi come candidata a quel traguardo prestigioso e, spalleggiata da una valida équipe, riuscirà a mettere le basi per la vittoria finale. Ma la giovane deve fare i conti con la spietata brutalità di forze ostili e sleali: un'ondata di bieca violenza sommergerà tutto il pianeta e spazzerà via anche quel pugno di sventurati. Quando sembra che ormai tutti i giochi siano stati fatti, un colpo di scena finale riapre inaspettatamente la partita e propone al lettore nuovi e inquietanti interrogativi.
Per far comprendere meglio il mio atteggiamento nei confronti di questo romanzo, non posso fare a meno di citare me stesso. Trascriverò, quindi, alcuni brani tratti dalla prefazione:
Se volessimo stabilire una corrispondenza tra le parole e le note musicali, potremmo leggere e giudicare poesie e narrazioni secondo gli stessi parametri, con cui valutiamo le melodie che animano i balletti o i melodrammi. E così il mio precedente romanzo "La città del destino" potrebbe essere paragonato a un vivace duetto lirico o ad un elegante "pas à deux", mentre "L'ombra dell'orizzonte" mi suggerisce piuttosto l'idea di una sinfonia e di un canto corale... Tante voci con timbri e tonalità diverse che si fondono e si sostengono a vicenda in una sola armonia corale basata su effetti di canto e di controcanto: tutto questo per gran parte del romanzo fino al capitolo finale. Poi subentra un silenzio irreale, un'atmosfera incantata in cui si potenzia per contrasto la solitudine dei personaggi, la loro ansiosa meraviglia e la problematica incertezza con cui subiscono l'impatto di un'imprevedibile esperienza.
Concludo con le ultime righe della postfazione - c'era anche quella! - in cui ho definito il rapporto tra il primo e il secondo romanzo:
L'uno dipende dall'altro, lo determina e ne è determinato. Il prima e il dopo s'invertono di ruolo, perdono il loro carattere assoluto e logico per acquistarne uno più paradossale e sconcertante... Sono le aporie in cui resta irretita la mente umana, quando si protende al di là delle quotidiane e rassicuranti realtà dello spazio e del tempo.
Vi segnalo alcuni siti che ospitano presentazioni e/o recensioni di questo romanzo.
Qui potete trovare una mia intervista:
Qui una presentazione molto dettagliata della trama:
Qui, infine, una presentazione/recensione molto puntuale con l'aggiunta dei pregevoli commenti di due lettori, rimasti entusiasti del mio romanzo:
 
... buona lettura!